Amenità per far passare il tempo.

Giornata senza senso.

Doveva essere incerta (che di questi tempi sarebbe già una manna), e invece piove senza nessuna incertezza. Piove e basta.

Piove che i vicini non riescono neanche a raccogliere il fieno. Tagliato da una settimana, piove a intervalli così stretti che non fa in tempo ad asciugare. E resta lì a macerare, che sembra quasi di vedere le smorfie delle mucche quando lo dovranno mangiare, il prossimo inverno.

Piove che la gente non sa come ammazzare il tempo, e allora arrivano con le richieste più strampalate.

Le previsioni del tempo sono la richiesta più frequente. Ho imparato a rispondere nel modo più inutile del mondo: “pare che sarà …. Dicono che farà …. Potrebbe essere che ….” Inutile e inattaccabile.  Adatto a evitare quelli che “ma lei me lo poteva dire che in questa settimana non c’era il sole, così io avrei prenotato la settimana dopo!”

Certo. Giusto.

E lei poteva dirmelo che non era tanto simpatico, così io le avrei detto che non avevamo posto!

E magari avrei lasciato spazio a quel simpatico signore che “siccome di là non mi risponde nessuno, ho pensato che potevo chiamare lei, per chiederle di prenotarmi un soggiorno in Val Gardena. Ho fatto bene?”

Ma povero … lui era anche simpatico, anche se geograficamente non molto presente …

Me lo immagino: chiama in Val di Fassa per chiedere un soggiorno in Val Gardena, prende un biglietto dell’aereo quando deve partire in treno, ordina un panino al salame quando ha voglia di un bicchiere di rosso …

Ah, gli aspiranti ospiti ….

E gli aspiranti poeti?

È un gruppetto di signori di mezza età che si autodefinisce Coppie di Amici in Vacanza.

Qualcuno è ligio: mascherine, orari, attività consentite, spazi utilizzabili, e perfino tutte le formule di rito compresi Buongiorno, Buonasera, Per favore, Grazie e quant’altro.

Qualcuno meno. E la mascherina ce l’hanno sempre in tasca, e l’orario della cena è da intendere “alla più o meno”, e si sta dove si vuole, come si vuole, quando si vuole.

Noi si cerca di andare loro incontro e di essere gentili, si cerca di non sottolineare le asprezze.

Si dovrebbe cercare anche assertività per evitare di essere fraintesi, e invece ….

“Signora Anna, noi stasera recitiamo alcune poesie.

Ci mettiamo tutti qui ai tavolini del bar, e recitiamo le poesie che io ho scritto.

Sono poesie in dialetto.

Non cose volgari, sa? Sono solo allusive.

Possono ascoltarle anche i bambini, che loro ridono per imitazione, mica perché capiscono.

È quella comicità adulta, sa? Quella che piace a tutti.

Ci mettiamo qui al bar, così gli altri ospiti possono farci un po’ da pubblico.

Stanno seduti, senza fare rumore, e noi li allietiamo con la nostra verve.”

Io sono indecisa. Non so se ho capito male o se invece suddetta verve sarà il mio prossimo nodo al pettine.

Sono anche stufa di fare il pettine, peraltro, ma tant’è …. A chi lo faccio fare?

Senta, facciamo così: vi apro il salone delle riunioni, e lo lascio a disposizione esclusiva del vostro gruppo, così nessuno vi disturba  e ….

Non faccio neanche in tempo a finire.

Pare che la verve delle poesie dialettali di comicità adulta abbia bisogno di pubblico.

Il salone è troppo grande, e non ci sarebbe nessuno che ride e applaude, e cadrebbe come nel vuoto la voce del cantore (ha detto davvero Cantore?) e non ci sarebbero neanche i bambini cui strizzare l’occhio.

Adesso non sono più indecisa. I bambini cui strizzare l’occhio proprio no.

Guardi, l’albergo è pieno, ci sono tanti ospiti, non posso certo dire loro che non possono prendere un caffè al bar e fare quattro chiacchiere, mi pare.

“Eh, no! a teatro non si va mica a chiacchierare!”

Vorrebbe che riservassi i tavoli del bar al suo gruppo di coppie dalla comicità adulta. E magari che facessi fare silenzio a tutti, e li invitassi a ridere, applaudire e strizzare l’occhio.

È ancora lì che mi spiega perché i tavoli del bar sono il posto giusto, e mentre spero che sembri che io l’ascolti, penso a quanto sono fortunata: in questi giorni la macchina del caffè fa le bizze e rumoreggia a più non posso, proprio come la lavabicchieri. un frastuono inaffrontabile.

Mi pare che se non riuscirò davvero ad evitare lo spettacolo (ovviamente minuscolo) del cantore (ovviamente super minuscolo), allora farò tanti caffè e laverò tanti bicchieri.
Solo un ultimo tentativo: Senta, il salone è il posto giusto.

Pare che io sia stata offensiva, e che abbia impedito loro la serata in funzione della quale avevano organizzato tutto il loro soggiorno.

e pare che dato che non voglio fare come dicono loro ….

“… e allora io non gioco più. E mi porto anche a casa il pallone!”

Strizzatemi l’occhio: sono stata brava.

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