Eh, oramai … dopo cinque inverni in montagna, cosa può capitare che io non abbia ancora neanche immaginato?
Non so … una pandemia, per esempio?
Un inverno di continui stop and go?
Un albergo vuoto da mantenere in vita?
La caldaia ha bisogno di visite frequenti.
Perde pressione.
Non ci badi, fin che sei lì. Vai nel locale della centrale termica un giorno sì e uno pure, butti un’occhio al manometro, rabbocchi un po’, controlli …. e via. Non lo metti neanche nel conto delle attività da fare: fai e basta.
E quando non sei lì?
Una volta a settimana parti da casa, guidi per 250 chilometri, e vai a vedere come sta la caldaia, come se ti recassi al capezzale di un vecchio amico. Speri di trovarla vigile, speri quasi che ti riconosca, speri di non doverla rianimare ….
Come si intuba, eventualmente, una caldaia con il respiro corto? Eh, sicuramente l’idraulico lo sa.
Comunque, in questa nuova normalità si fa così: arrivi, alzi il riscaldamento un po’ ovunque, scendi in caldaia, rabbocchi, controlli il livello del gasolio, e poi fai un giro a controllare che i termosifoni si scaldino un pochino. Tutti i termosifoni. Se si scaldano vuol dire che farebbero il loro lavoro di antigelo se le temperature scendessero troppo.
Il giro di tutti i termosifoni: 123 radiatori e una decina di convettori, più il riscaldamento a pavimento e la pompa di calore. Se va tutto bene te la cavi in tre quarti d’ora, poi rispegni il riscaldamento, passi a salutare la caldaia, e rifai al contrario i tuoi 250 chilometri.
A volte invece ….
Dai, prima di tutto rabbocchiamo la caldaia.
Si gira questa manopola qua …..
Spetta che riprovo ….
Niente.
La manopola si gira, ma di acqua che entra … neanche l’ombra. Anzi … neanche l’eco.
Meno male che la pressione non è proprio bassissima ….
Chiamiamo l’idraulico.
“eh, Anna, ci sarà la pompa ghiacciata. Ha fatto tanto freddo, e sai, a non adoperarli questi impianti va a finire che qualcosa si blocca.”
Sì. Me ne sono accorta.
Dice che viene domani a sistemare, e io e la mia collega ci organizziamo per la notte.
“Anna, nella mia camera non c’è acqua. È normale?”
No. Non è normale.
Non è normale che non ci sia acqua in nessuna camera, e non è normale neanche che tutti i rubinetti gorgoglino come se stessero per vomitare.
Richiamo l’idraulico.
“Ah, Anna, allora è una questione più seria. Avete un po’ di acqua ancora nell’impianto, ma deve essersi ghiacciato il tubo dell’acquedotto principale.”
Non mi sembra una bella notizia.
“Dai, domani vengo e vediamo di sghiacciare.”
Ottimo.
Ci si prospetta una notte amena: raccogliamo un po’ d’acqua dai rubinetti della cucina, che sono quelli fisicamente più in basso nell’impianto idraulico.
La collega chiede: a che serve, questa?
Eh …. Fatti venire in mente tutti i casi in cui potresti avere bisogno di acqua da qui a domani …..
Allora ….
I denti si lavano con l’acqua minerale.
La doccia non si fa, e le abluzioni sostitutive si fanno con poca acqua gelida.
Poi ce ne vuole un poca per sciacquare i piatti che adoperiamo.
E poi …
E con il bagno, come si fa?
Eh … in una casa questo sarebbe un gran problema, ma in un albergo con quaranta camere …
“Ok. Tu puoi fare la pipì in tutte le camere pari, e io in tutte quelle dispari. Una pipì per ogni camera … le cassette sono ancora cariche … ce la possiamo fare”.
Basta solo che ci ricordiamo dove siamo già state e dove invece no. lasciamo le camere più vicine per le eventuali pipì notturne. Attrezzarsi di ingegno: fino all’alba di domani ce la possiamo fare.
L’idraulico arriva prima delle otto. Ci avrei scommesso.
Va dritto nel posto in cui lui pensa di dover intervenire, e io lo guardo dalla finestra.
Lui e i suoi si muovono tra mucchi di neve e lastre di ghiaccio. Il piazzale è davvero un campo minato. Si rischia lo scivolone ad ogni piè sospinto. Ed ecco spiegato perché nonostante la curiosità mi spinga ad andare a sentire quel che dicono, io mi limito ad osservarli dalla finestra. Sono maldestra ma saggia!
Loro vanno, e scuotono la testa, e io mi sento salire un tremolio dalla base dello stomaco alla gola.
Se mi tremano anche le orecchie giuro che non voglio sapere cosa hanno da dirmi.
Scuotono la testa e a me viene da ridere: sono sincronizzati. Muovono la testa a destra e a sinistra come un balletto. Mi viene da ridere ed è quasi meglio che io ne approfitti, perché immagino che tra un po’ avrò da ridere proprio poco.
Entrano.
“Eh, Anna, qui la faccenda è che bisogna sghiacciare il pozzetto. E … cioè … il pozzetto è sotto a quel cumulo lì di neve.”
Cioè … il cumulo di tre metri che oscura la vista alle finestre del primo piano?
È sotto a quel mucchio lì che dovrebbe esserci il pozzetto da cui dipende il fatto che non abbiamo acqua corrente?
Cioè … se lo dice lui, è lì. Sommerso, ma è lì.
Sento che sto per piangere.
“Eh, Anna, il fatto è che si potrebbero anche scongelare i tubi partendo dalla parte della caldaia … se non fosse che il raccordo è stato fatto con tubi di plastica, e allora non c’è verso …”
Sento che sto davvero per piangere, ma prima di cedere chiedo: E quindi?
“eh, Anna, niente: si aspetta primavera.”
Ma renditi conto ….
Ho capito che di giorno ci sono anche 16 gradi, ma è previsto che le temperature di nuovo si abbassino, e comunque quel mucchione di neve alto sempre certo non se ne andrà prima di … chessò … maggio?
E fino a maggio, che succede?
“eh, Anna, non succede niente. A controllare la caldaia vengo io, e tu stai tranquilla. Se ci sono problemi ti chiamo, e vediamo cosa fare. Intanto ti chiudo i rubinetti generali, così eviti altri eventuali guai.”
Sto tranquilla?
Mi chiami se ci sono problemi?
Perché questi che abbiamo cosa sono?
Mi viene proprio da piangere, ma lui è perentorio: “eh, Anna, non c’è proprio niente che tu possa fare. Vai a casa tranquilla, e fidati che se serve ti chiamo.”
Mi viene proprio proprio da piangere.
Lui va, e io cerco di fare mente locale.
Faccio un giro in giro a documentare tutte le piccole magagne sulle quali dovremo intervenire prima di riaprire. Una porta bloccata, una macchia di umidità su una parete, infissi un po’ scrostati, le antenne spezzate dalla neve, ….
Poi si raccattano tutte le cose …
E si va.
Porto a casa anche tutte le gonne di lana, e gli orpelli di cui per la prossima stagione non avrò bisogno. Oramai lo stop pare super definitivo. Dai, andiamo.
Ultima pipì prima dei prossimi 250 chilometri (che con il covid gli autogrill sono off limits).
Allora … io nella camera 102 … e tu nella 103.
… dobbiamo segnarci in quali camere siamo già state, che se dobbiamo tornare la settimana prossima a confortare la caldaia …….
Mi pare di sentire la voce dell’idraulico: “eh, Anna: avete ancora tutto il terzo piano disponibile!”
Però alla fine non è stata colpa della caldaia!
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Strani tempi 😬
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