cinque ore

oggi è il 21 dicembre.

Un paio di giorni fa sono scivolata e ho la spalla un po’ dolorante.

Avevo in programma di salire tra i monti proprio il 19 … niente da fare.

Poi io sono anche ligia ai suggerimenti di stare un po’ a riposo, e quindi niente neanche il 20.

Oggi.

Si parte oggi.

Mi sono perfino fatta aiutare a caricare la macchina, e ho anche organizzato che mi aiutino a scaricarla, quando sarò arrivata.

Alla fine, mi sento bene, e credo che guidare per tre ore non sia poi un problema così grosso!

Si parte.

Diluvia come se fosse il giorno del Diluvio.

Piove e poi piove e piove un sacco.

Vedi che ho fatto bene a non lavare la macchina? A che sarebbe servito? A tirarla pulita fuori dal garage per poi averla di nuovo imbrattata nel giro di un quarto d’ora?

Parto.

Tre ore non sono un granché.

Autostrada, camion. Camion, camion, camion ….

Ma è domenica. Perché ci sono i camion?

Fa niente. Forse non è domenica.

Cominciamo già coi giorni tutti uguali.

Mi fermo all’autogrill.

Cominciamo già anche con il gasolio artico, e con il liquido per il tergicristalli ….

Anzi no.

C’è una fila che …..

C’è una fila che per fortuna non mi scappa la pipì.

Diciamocelo.

Riparto.

Camion, autogrill, fila, pioggia, tanta pioggia.

Poi smette.

Si esce dall’autostrada, e smette di piovere.

Miracolo.

Sembra che ci siano anche meno camion.

E si procede. Pianino, ma si va. Ci sono le macchine.

Il gioco è quello di indovinare dove vanno, ma ci si annoia presto: se hanno un’andatura decorosa svoltano alla prima deviazione, e se invece vanno come lumache …. Non c’è una linea tratteggiata neanche a volerla pagare.

E poi si va …. E nevica.

Ecco.

Le lumache in capo alla fila avevano rallentato già al solo odore della neve.

E tutto d’un tratto …. Fermi.

Eternamente fermi.

Senza motivo, senza modo di scendere dall’auto, senza informazioni.

Fermi. E poi a rilentissimo, fino a quando …. Eccoli: li vedo!

Macchina ferma di traverso, baule aperto, valigie scaricate tutte intorno alla macchina, e ….. ruma ruma … ecco la scatola delle catene!

Sono sicura: gliele ha prestate il cugino del nonno del vicino di casa della cognata, che le ha comprate nel 1948 ma sono nuove di pacca perché da allora in Lazio ha nevicato poco.

Come mai non so se piangere o ridere?

Li guardo, e sembra un film.

Tira di qua, spingi di là, quasi cavano una ruota per vedere se riescono a farcela entrare … ste catene da triciclo, su questa macchina da “la più grande deve essere la mia”.

Papà, sono staaaancooooo ….

Sguardo feroce che zittisce il pargolo.

Prima le catene (ma lo sapranno che non sono tutte uguali?), e poi il bambino.

Compare anche un vigile.

Cosa diavolo vuoi dirigere il traffico verso dove, adesso?

Aspetta … con una mano e poderosi cenni della testa gli spiega come deve fare con le catene, e intanto rotea l’altra mano, a far finta di dire che dobbiamo andare avanti.

Ma avanti dove, che c’è il transatlantico di traverso?

Spetta dai ….

A passo di bradipo con l’influenza, si avanza … fino al transatlantico successivo. Stessa scena, solo che i bagagli sono rimasti nel baule, perché questi le catene manco hanno pensato di prenderle per finta.

Oramai mi innervosisco facilmente …

Ma una catenella a bordo … pareva brutto?

Ad ogni anello della mancata catena, sento sgorgare un accidente via via più creativo ….

Mi serve qualcosa che mi distragga … detto, fatto: e cominciano le telefonate:

Sono lo spazzacamino: mi aveva detto che sarebbe arrivata alle undici!

Sono il tecnico di questo e di quello, Sono il fornitore di st’altro, sono ….

E io invece sono in macchina.

Ferma o quasi.

….

Cinque ore.

Ci ho messo cinque ore, solo perché sono stata ligia e non ho voluto forzare la spalla … che se partivo ieri in due ore e mezza ce l’avrei fatta ….

Perché i camion di ieri andavano veloci per arrivare in tempo dove avrebbero dovuto fermarsi, e le lumache senza catene …. Beh … ieri non nevicava mica ….

E quindi, morale della favola ….

Essere ligi non è sempre una bella idea.

Credo.

 

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