Nell’autunno scorso la tempesta Vaia ci ha portato via una parte della copertura del tetto.
Qui non sono tegole come le abbiamo “a casa”.
È un tetto di legno, con una copertura di uno strato impermeabile e isolante, e sopra c’è una lastra di una specie di lamiera. A volte non è colorata, altre volte è marrone, ma poco cambia: non è un tetto di tegole, nemmeno se quando ti vola via per la tempesta tu dici che “stavolta è stata una bella tegola”.
È volata via la lamiera, e anche la copertura sottostante, ed è stato in quel caso che abbiamo per la prima volta incontrato, sia pur virtualmente, il lattoniere.
Toch Bander, mi ha scritto il mio vicino preferito.
Ho passato il numero all’ingegnere che si è fatto carico di coordinare i lavori di riparazione del tetto, e ….
“Buongiorno Signor Bànder!”
… signor Bànder?
Sarà ancora là che si tiene la pancia dal ridere!
Mi guardava, e io lo ascoltavo perplessa ma incapace di realizzare cosa mi suonasse storto …
Signor Bànder? Ma io l’ho mica mai sentito, sto cognome!
Riaggancia.
“Vero, Anna, si chiama Bànder, no? non sarà mica un cognome, Toch!”
… ah … dici di no?
è proprio un cognome, invece, e anche piuttosto diffuso!
Mi vergognerò sempre, quando incontrerò el bandér, eppure l’ho dovuto richiamare.
Avevo quella specie di cascata lungo la parete della mia camera. Pioveva fuori, e anche dentro, e con una certa insistenza, direi.
L’ho chiamato.
“Buongiorno signor … ehm …”
Ha riso “Sì, son el bandér!”
….
Vabbè.
Ha riparato il buchino sul tetto, e mi ha detto che è da sostituire anche tutta una grossa striscia della copertura.
Ecco fatto.
Un po’ Vaia, che qui non ha scoperchiato ma di sicuro ha messo alla prova tutto l’impianto, un po’ i fumi della caldaia, che ho imparato essere corrosivi, un po’ l’età , che …. Vabbè, dell’età c’è poco da dire, … fatto sta che la lamiera è da sostituire.
Eccoli!
Furgone, pick-up, camion, gru, scale, corde, reti di protezione, un gran daffare di pezzi che vengono tolti, di uomini che salgono e scendono dal tetto, di gru e compressore accesi e poi spenti e poi a turno accesi e spenti
Chiedo al tizio della gru: “finite oggi o domani?”
“so minga: io vado a casa tra mezz’ora, ma quelli sul tetto sono di un’altra ditta!”
e ti pareva …. Ho chiesto a quello giusto! questo qui non è un uomo di Bànder!
Vabbè, finiranno. E infatti … a un certo punto tutto tace.
Il silenzio del fuori stagione fa silenzio per default, ma ci riesce ancor meglio quando tutto il baccano si spegne, e i cantieri si fermano proprio.
La gru è già andata, se ne va anche il furgone, e tutto si riempie di silenzio.
Il silenzio del fuori stagione è fatto per dormire. Ti appisola anche se non vuoi.
Salgo in camera, decisa a goderne fino in fondo, anche se il “fondo” fosse domani.
Mi stendo e chiudo gli occhi. Pace.
…
POW! POW! POW! POW! POW!
….
POW! POW! POW! POW! POW!
…
CHE PAURA!
Cos’è?
Bussano al tetto?
Se ne sono dimenticati uno qua sopra?
Bussa per entrare?
Ommamma!
E da dove gli apro?
…
Adesso ho gli occhi aperti, e non sento nessun rumore.
Ma vuoi che me lo sia solo sognato?
Vedo volare dalla finestra una cosa nera
CLANNNNGH!
E adesso?
Coraggiosamente mi affaccio alla finestra.
Una lastra di lamiera sta accartocciata in mezzo al piazzale,
e … un ultimo bandér sta scendendo agilmente la scala.
Mi lancia un’occhiata rapida e casuale, e io non so se sono più spaventata io per la sorpresa, o lui alla vista inattesa di una me con i capelli sparati nel futuro e gli occhi sbarrati.
Si ferma un attimo, su un piolo un po’ sotto la mia finestra
“per oggi basta. Il Signor Bànder torna domani!”
….
Cheffigura!
Hai un dono: quello di raccontare con simpatia eventi del tutto normali.
Sono qui a leggere che ti riparano il tetto con le lacrime agli occhi, e sì che ho fatto lavori grossi anch’io, sul tetto di casa… Ma non erano così interessanti!
Magari tu avresti detto che i vecchi coppi si erano divertiti, a correre giù per lo scivolo, prima di finire nel cassone del camion.
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