Senta … io oggi devo fare una passeggiata che dura due ore e mezza, ma pare che pioverà dopo due ore e ventotto minuti, e io come faccio?
E un picnic a mezzogiorno? Chi mi garantisce che il piovasco previsto alle 11:00 non lasci l’erba così bagnata da non potersi sedere sul prato?
E adesso? Dicevano che avrebbe smesso alle 19:00, ma sono le 19:10 e ancora gocciola!
Siamo tutti meteo addicted: “piove dalle quattro alle cinque”, e se alle 15:45 cade qualche goccia, tutti ad arrabbiarsi con l’inaffidabilità delle previsioni.
Acqua a comando, e guai alle gocce fuori sincrono.
…
Ma una volta come facevano, senza il meteoradar e la geolocalizzazione delle nubi di pioggia?
Eh, facevano che ci si arrangiava. Si guardava in cielo, si cercavano le carline, ci si attrezzava di quel che poteva servire, e … ci si bagnava anche, senza perderci troppo sentimento: tutti quelli della mia generazione hanno all’attivo un’epica discesa dal Carega sotto il diluvio, o qualcosa del genere.
La pioggia in montagna è normale.
Piove. Lo si mette nel conto.
L’ho detto alla famigliola sinceramente convinta che “una giornata di bel tempo” volesse dire assoluta assenza di pur innocue nuvolette, l’ho spiegato ai ragazzi simil-sportivi che avevano un serratissimo programma di attività che hanno visto via via sgretolarsi perché il parapendio del primo giorno è stato rimandato causa temporale. E poi l’ho detto anche agli ospiti che si erano organizzati per la festa in paese.
Tel Cher de Penia.
Una festa pittoresca, folcloristica, sana e divertente, oltre che mangereccia.
Un momento di aggregazione di fronte al quale …
AAAALT! Il meteo prevede forti rovesci nel pomeriggio e verso sera. Festa rimandata.
Ma noooooooo!
Guarda: non piove nemmeno!
E invece di lì a poco ….
Me ne sono accorta stando “nei privati appartamenti”.
Tlick Tlick Tlick … gocciola!
Come sarebbe che gocciola? io sono in casa! Qui non dovrebbe, e invece proprio gocciola, ma non si capisce da dove! Guardo il soffitto di qui e di là …. Niente.
Sto in piedi lì vicino al lavello e mi sento i piedi bagnati, e gocce piccole e fredde sulla testa. Ma il soffitto è asciutto.
Acqua a nascondino!
Un rivoletto scende lungo lo spigolo di pietra della cappa, gocce veloci rimbalzano sullo spessore delle mattonelle del rivestimento e mi schizzano sulla testa. Mai vista tanta intrepida perizia: spigolo di pietra, mattonella e hop! O sulla mia testa, o sul pavimento in una piccola pozzanghera fredda.
Fantastico. C’è un signore che si chiama el Bander, il cui intervento dovrò davvero implorare: va riparato un qualche buco nel tetto. Certo.
E di sotto?
Il soffitto del salone gocciola. No! Questa non me l’aspettavo. Avevo già fatto riparare la tubatura, e avevano anche già imbiancato il soffitto. Non dovrebbe gocciolare più, e invece ….
Misuriamo: gocciola qui, a tre metri da questa finestra. Che c’è di sopra?
Eccolo: tre metri dalla finestra del piano di sopra c’è … niente. Non c’è niente.
El Bander per le infiltrazioni del tetto.
L’Idraulico per quelle dei solai intermedi.
Tutti convocati, domani, perché del meteo sappiamo tutto in anticipo, ma i percorsi e i tempi dell’acqua in casa … neanche ce li immaginiamo.
E quindi, come si faceva quando i gocciolamenti meteo non si potevano prevedere … ingegno, spirito di adattamento e rimedi antichi: una bacinella sul pavimento, in corrispondenza di ogni goccia, e tappi per le orecchie contro il Tlick Tlick Tlick Tlick Tlick Tlick ……
Pensa che io, durante una “discesa dal Carega sotto l’acqua”, ho esaurito gli scarponi.
Talmente consumati che a metà le suole si sono staccate, lasciando a nudo il rivestimento interno in kevlar.
Mi credi se ti dico che, nonostante tutto, sono stato l’unico a non finire con il culo per terra? (Si può dire “culo”?)
Comunque, con rurro quello che capita dev’essere un’avventura anche solo rimanere lì, in albergo. XD
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che culo a non finire col culo per terra!
… si può dire!
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