Ho l’armadio più ordinato del continente.
Mi servivano i soldi della cassa, per fare certi acquisti tipici del fuori stagione.
Li avevo portati con me proprio con quel proposito.
“Con me” è un concetto impegnativo. Cosa fai, te li porti appresso come lo spazzolino da denti tutte le volte che ti muovi tra una casa e l’altra?
Una volta a Verona, una volta a Vicenza, una volta in albergo, e magari qualche volta anche da qualche altra parte. E le valigie parcheggiate in macchina, o nella camera di là, o nello studio, o aperte sul pavimento, o di nuovo in macchina, o magari anche sul treno. Voglio andare a Napoli.
“Con me” è difficile.
Allora questo mini gruzzoletto lo lascio qui. Lo lascio qui e lo metto proprio in questo posto sicuro, così resta ben nascosto, che non si può mai sapere. Resta ben nascosto al sicuro, qui.
…
E passato qualche giorno … è così ben nascosto che adesso che mi serve …. Non lo trovo più.
È a Vicenza. Sicuro.
Vado a prendere le cose che devo portare in albergo, e prendo anche il gruzzolo.
Vado: macchina, autostrada, garage, portone, scale. Prendo un po’ di roba, mi guardo un po’ in giro, … non c’è.
Accidenti … devo averlo lasciato a casa di papà. Va bene, torno lì e lo prendo.
Caricare, autostrada, parcheggio, scaricare, e controllare: mentre mescolavo lo zucchero che non avrei dovuto aggiungere nel caffè che non avrei dovuto prendere, mi è parso di ricordare che l’avevo messo … qui nell’armadio.
E invece … Acc …. Non c’è.
Rimescolo rapidamente tutti i ripiani e tutti i cassetti: non c’è. Lo sapevo. Va bene, dai: avrei dovuto guardare meglio a Vicenza!
Per scrupolo mi guardo ancora un po’ in giro, e rovisto qui e là … niente.
Ok. Bisogna mescolare un altro caffè.
Non ho altre illuminazioni, ma quest’altro caffè non mi fa dormire, e mentre veglio rigirandomi, mi pare di ricordare che l’ho messo là, nel cassetto!
Sì!
Il cassetto. Mi giro e mi rigiro senza prendere sonno, e mi pare di vederlo lì, il dorso rosa del mio portafogli. Devo solo tornare a Vicenza, domani, e sarà tutto a posto.
(Ricordatemi di raccontarvi perché vorrei chiedere alla Crusca di abolire il verbo ritornare).
Miracolosamente dormo, e ancor più miracolosamente quando mi sveglio non ho dimenticato le riflessioni notturne.
Devo andare a Vicenza.
Sbrigo qualche faccenduola, e … magari il mio Amico può andare a casa mia e vedere se il desaparecido è lì dove ricordo di averlo messo.
Bella idea!
Chiedo, aspetto che possa andare, e poi che mi richiami.
Suspance …..
NON C’È.
Parolaccia (ok, ammettiamolo: non è neanche la prima!).
Un’altra.
Allora, se è vero che mi pare di vederlo, lì nel cassetto ….. magari ho solo sbagliato cassetto. Devo cercarlo di nuovo per bene.
Cassetti. Uno per uno, svuotati e risistemati. E poi i ripiani, e poi gli scaffali, e poi le grucce, una per una, in ordine, precise.
L’armadio più ordinato del continente. Tanto ordinato quanto è scintillante questo sconforto: non c’è neanche qui.
… cosa faccio, piango o dico parolacce in ordine alfabetico?
Mentre cerco di decidere, sento le parolacce affiorare come in ordine sparso. Sembra un metodo più efficace, in effetti.
Parolacce. Tante.
Razionalizziamo.
Il gruzzolo è al sicuro da qualche parte, e io ho cercato in due case, in tutti i posti che di entrambe le case ho potuto immaginare. Niente.
Troppo astuto anche per me, quel sicurissimo nascondiglio.
Piango. Anzi no. Parolacce.
Qui non c’è.
Torno di là, e se ancora non lo trovo …. Beh, non so cosa farò, ma intanto vado.
Macchina, autostrada, garage.
Portone, scale, porta, luce.
Mi accascio sulla sedia.
Adesso … dunque … c’è un posto solo, in cui posso guardare ancora, e forse non voglio guardarci per paura di scoprire che …. No, non c’è.
MA … PORCAVACCACCIA! E adesso?
Mia zia ha già recitato i sequeri …. E io ho con fiducia guardato ovunque …. E ho speso in benzina e autostrada più di quanto sia compreso nel mio gruzzolo nascosto.
Ma non c’è, non c’è e non c’è. VACCACANE, non c’è.
Ok. Mi arrendo.
Adesso dovrò pensare al piano B.
Va bene. Ci penserò mentre guido, di nuovo. Tornare, di nuovo. Raccatto due robe, dato che ci sono, e … aspetta, mi serve il timbro: devo farlo rifare con il codice univoco per le fatture elettroniche.
Timbro … è qui, nella sua borsina, insieme a … IL DORSO ROSA!
PEPÈ PEPEPEPÈ
PEPÈ PEPEPEPÈ
IUHÙ PEPÈ
PEPÈ PEPEPEPÈ
IUHÙ IUHÙUUUUUU!
Giro per casa (per questa casa) cantando a squarciagola, mi agito e corro e saltello e fischietto sventolando la famosa borsina …
PEPÈ PEPEPEPÈ
PEPÈ PEPEPEPÈ
sfinita e raggiante. ma di più Sfinita. pepè pepepepè.
Ma per fortuna che l’hai trovato!!!
La sottoscritta prima di partire per il viaggio di nozze, tantissimi anni fa, nascose orologio d’oro e catenine in un nascondigli segreto che nessuno avrebbe potuto trovarlo.
Infatti!!!!!!!
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Hahahaha!!!! Ero sicura che l’avresti trovato!!!!
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altrimenti non avrei scritto!
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