Un giro in giro

Una volta, quando conducevo senza saperlo una vita normale, alla portata di ogni “vorrei”, mi capitava per distrarmi di andare a fare un giro in giro, tornando a casa a piedi, o prendendo la macchina per andare dagli amici, o facendo la strada più lunga solo per passare da quel certo posto.

Un giro in giro, per vedere, per incontrare, per chiacchierare, per raccontare.

È un’abitudine sana, di quelle che ti fanno sentire il senso della condivisione e l’incoraggiamento che viene dalla vicinanza.

Poi può capitare che le scelte importanti portino con sé tanti cambiamenti, compresi quelli cui non avresti mai pensato. Tanti cambiamenti, e con essi anche una assoluta necessità di fare in modo che lo spirito di adattamento non cancelli tutte le abitudini, e i punti fermi conquistati con fatica e tempo.

Sto in montagna sette mesi l’anno, e qui il giro in giro si fa comunque, ma assume modalità e significati diversi.

A volte vado al bar. Mi porto il computer o l’inchiostro e il pennino, e scrivo in un modo o nell’altro. Già questo è coltivare vicinanze, no?

A volte (il più delle volte) la voglia di uscire dopo l’ufficio viene meno e il giro in giro si fa in albergo.

Oggi ho dovuto passare in tutte le camere per appendere l’ennesimo “avviso”.

 

ATTENZIONE

Da noi, come a casa tua,

gli asciugamani e le spugne del bagno

non sono fatti per pulire le scarpe.

 

Eh, sì. Chi l’avrebbe detto che mi sarei arresa anche a questo? Io lo davo per certo, che sarebbe stato superfluo, e invece ….

E invece le sagge Signore che si occupano delle camere mi hanno fatto capire a più riprese che …no, chiedere di non usare il telo da doccia per pulire gli scarponi da sci non è una richiesta superflua.

Teli macchiati, spugne improvvisamente logore, tappetini slabbrati ….

Loro me lo dicevano con calma, le prime volte quasi sorridendo, ma alla fine l’ho capito: gli ospiti adoperano i teli per pulire le scarpe! Lo trovano normale.

 

D’accordo. Si fa un giro in giro.

Si passa in tutte le camere, e si appiccica vicino agli asciugamani il meraviglioso avviso plastificato. NON USATELO PER LE SCARPE, perché se quello fosse stato il suo scopo si sarebbe chiamato Asciugascarpe.

Non credo che il problema si risolverà, ma quando mi vedranno arrabbiata per questa ragione, non potranno dirmi che non sapevano.

 

E allora stampo 40 foglietti, plastifico e vado.

E lì, nel mio “giro in giro” scopro il mondo sommerso delle camere con ospiti.

È una cosa veramente illuminante: potresti indovinare chi è l’ospite anche solo guardando com’è la camera.

In una si notano subito le ciabatte. Un paio rosa con mezzo tacco e un pompon di peluche sulla tomaia lucida, stanno con un altro paio di pelle marrone con l’interno di lana a quadri: i signori bon-ton che scendono la sera a cena lui con la giacca e la cravatta e lei con la pochette di vernice. Hanno anche allestito il tavolino come una toeletta: profumo con lo spray a pompetta e la nappa di seta, pettine per i baffi, specchio da tavolino, e aleggia ovunque quell’odore di talco che li accompagna anche quando vestono la tuta da sci.

Nella stanza di fianco invece ci sono due paia di pantofole uguali. Sono di pesante pile grigio, e sono messe in fila a formare … ommamma ….

Sulla prima è ricamato “Lui”, sulla seconda mezzo cuore girato verso l’esterno che si completa con il mezzo cuore che sulla terza pantofola è girato nell’altro verso. Sulla quarta, ovviamente c’è “Lei”. Tutta questa dolcezza mi fa quasi venire la nausea. Mi giro e sul letto vedo due orsacchiotti. Due orsacchiotti grandi e uguali. Uno sta steso a destra, e ha un fiocchetto rosa in testa e le ciglia lunghe, l’altro sta steso di fianco, a sinistra, e ha una cravatta. Nausea assoluta. Devono essere i due giovani piccipicci che stanno sempre incollati e con gli occhi a cuoricino.

Esco di fretta.

La prossima camera da questo punto risolleva. Niente ciabatte, ma una lunga fila di bottiglie di birra, ovviamente vuote, lungo tutta la parete. Non ho dubbi: a nessun altro ne ho vendute così tante!

Poi ce ne sono un paio senza troppi indizi palesi, ma in una riconosco il profumo nauseante dell’ammorbidente, e nell’altra la puzza di fumo di quello cui ho detto un milione di volte che fumare in albergo è vietato.

E poi ci sono quelle che riconosco dal colore dei panni appesi. Uno solo è uscito nei giorni scorsi con una tuta da sci così sgargiante, una signora sola è scesa ieri sera con la minigonna di paillettes, una camera sola ha bambini le cui grida si sentono in camera anche quando loro non ci sono. Saranno rimaste attaccate, le grida, ai pigiami colorati che i bambini usano per scendere a colazione già strillando come aquile, e senza neanche infilarsi qualcosa ai piedi. Infatti non ci sono ciabatte. Solo pigiami imbrattati di yoghurt e cioccolata.

E poi …. Eccola.

Sono entrata per attaccare un cartello, ma dopo di questa avrò la tentazione di tornare ad attaccarne un altro.

Da sotto il letto spunta un borsone, e senza nemmeno muoverlo, vedo all’interno un telo di spugna, una generosa manciata di saponette e buste di bagnoschiuma, e un non so dire quanti rotoli di carta igienica.

Questo dev’essere il tipo che chiedeva un diverso sapone per ogni zona del corpo. Dev’essere un compulsivo. Vicino al letto ci sono le ciabattine dell’Hotel Corona, e poi le chiavi della macchina hanno un portachiavi dell’Hotel Cappelli, e poi c’è lo spazzolino, la trousse da bagno, il pettine, …. Tutti souvenir di viaggio, immagino. Peccato che la nostra carta igienica non sia altrettanto griffata: non deve essere così gratificante utilizzarla sapendo che nessuno avrà la certezza che tu non l’abbia pagata.

D’altra parte … la carta igienica … utilizzata …. vabbè … fermiamoci qui.

Domani il giro in giro sarà rapido. un cartello solo per questa camera:

ALMENO CHIUDI IL BORSONE!

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7 pensieri su “Un giro in giro

  1. Signora Anna, mi presento: sono un uomo virtuale incasinato ma mi compiaccio. Una terrorista di sua conoscenza, una certa GiusyMar mi ha dirottato l’aereo qui, scaricandomi solo, e se n’è andata. “Vedrai ti troverai bene” disse prima di partire. Poi accomodatomi nella capsula interplanetaria, con un balzo interstellare ad accelerazione TIM-neutronica (credo) sono stato balzato qui in questo Sito sconosciuto dalle aspettative neuroniche scintillanti, e direttamente da un centro spaziale russo in Twitter (un inferno di volgarità)

    Come dici Lei gironzolando gironzolando (non troppo) mi sono imbattuto nel tuo salotto (primo della serie) ad ascoltare il monologo in atto. Nei Social il monologo è la forma di comunicazione standard quasi fine a se stessa. Qui in WP, pare che le cose vanno un po meglio. Alla riflessione , segue uno spazio ampio di discussione ma che non tutti sono in grado di sostenere in quanto, essendo medio alta la capacita intellettiva, gli argomenti si consumano presto per concettualità concisa sostenuta. Poi ci sono i prolissi come me anche se non sono scrittore.

    Hoibò! Lei Anna, è il primo abitante di questo misterioso sito, che ho il piacere d’incontrare e conoscere, illuminandoci da subito sul come sia difficile convivere in montagna con gli orsi urbani , che per non perdere il posto letto acquisito, posteggino un balocco fax simile a loro come spaventapasseri.

    Mi ha meravigliato la cosa che fa specie comune tra gli esseri urbani, ed è che, a capitale versato, mancando come servizio il Maso del lustrascarpe, usino lo asciugamano come asciugapiedi dimenticandosi di togliere le scarpe innevate o peggio, infangate.

    Io non amo la montagna, risparmio la fatica e nemmeno il mare anche perché non c’è nulla da fare.. e nulla da pescare, il pesce è totalmente sparito.
    La Collina è graziosa (un po noiosa)
    La cosa perfetta per me sono le città. Più rumorose sono, e più c’è felicità. Il rumore urbano, i mille incontri giornalieri mi rendono frenetico e inquinatore, ma non per maleducazione, ma perché inquinare è essenziale per il modello di vita che esportiamo. Quindi ora viaggio poco , ho scoperto internet e ho dimezzato l’inquinamento personale. Bene.

    Cordialmente villeggiante dalle sue parti

    FiloRosso

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    • Buonasera Signor FiloRosso, mi sa che non serve che io mi presenti, e allora faccio come ha fatto lei, come scrivono quelli che dicono di non saper scrivere, come quelli che lo fanno senza pensarci, e come capita a quelli che provano fastidio al vedere le loro parole ingabbiate in un quadratino fisico.
      Risolleva lo spirito solo il fatto che le parole nel quadratino possano arrivare ovunque: nella sonnecchiante collina senza stagioni tanto quanto al mare di agosto in cui le teste bagnanti sembrano pastina in brodo.
      sto in montagna, orso tra gli orsi, e quindi, dato che qui per ora non ce ne sono, in decorosa solitudine.
      si scrive anche per quello, io credo, per mantenere un contatto con quello che da qualche parte rimane della vita che si conosceva prima di essere trapiantati pur per propria piuttosto inconsapevole scelta.
      ecco. lo squillo del telefono mi ha fatto perdere il filo. chissà se era quello rosso.
      “e nel dubbio tra send e delete, senza rileggere, sendo” – autocit.

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      • l’ho letta tutta di un fiato il suo monologo e non ho trovato neanche un errore. Lei un robot?
        Testolina lucida la sua, come quella di mia figlia geologa che adora le montagna (non so da chi la preso) e quando ritorna dalle escursioni si sente da come parla che è ossigenata al massimo. Sembra un cetaceo, quando le manda l’ossigeno lo sente e parte per qualche vetta montana.

        Giuro Anna, se vuol credermi, non sono mai andato una sola volta a spasso con lei. Eppure ne ha scalate di vette, anche coi ramponi e chiudi, poi, un infortunio ai tendini delle braccia è stata la mia gioia. Oggi cammina più in alto che può, ma basta roccia. C’è stato un periodo che ha fatto anche da guida organizzando i gruppi, Oggi con il suo uomo gironzola con zaino, cane e canoa ovunque,

        Le lascio l’indirizzo se vuol farsi un giretto e magari contattarla per un tour. E’ un periodo che smanetta al PC creando itinerari “possibili per chiunque” . Mi raccomando non pronunci la parola FiloRosso, per lei è uno svalvolato che non segue e la cosa mi sta benissimo, mi rende felice perché in settimana ce l’ho a due metri da me in ufficio e quando mi dice “ cosa stai facendo?” Nulla rispondo, indagine di mercato tra i siti..*_____=

        All’indirizzo, alla pagina troverà tutti gli elementi e non è detto che se fate conoscenza,qualcosa possa nascere per l’economia della vostra montagna.

        Ora continuo il mio tour un WP.
        Il suo indirizzo è salvato insieme alle tante letture da seguire. L’aggancio alla navicella è avvenuto, e modulo su modulo agganciati, ho ha disposizione un enorme astronave per girare il mondo senza inquinare.

        Buona serata per ciò che ne resta della domenica sera e: Buona Settimana

        La Susy, Oggiesco: https://wordpress.com/read/search?q=oggiesco

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      • mi è tutto molto chiaro. solo mi sfugge la ragione per cui leggendo tutto d’un fiato si aspettasse qualche errore, o forse più di qualche.
        io scrivo per diletto ma, detto tra me e lei, nessuno trova diletto nelle cose che non gli riescono un po’ meglio di male.
        vedrò volentieri il blog di quella ragazza che lavora con lei senza saperlo.
        😉
        A.

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      • “la ragione per cui” … è che sono dislessico in lettura. Se c’è un piccolo errore o una parola che non conosco faccio un ruzzolone dietro l’altro come chi in montagna non sa scendere… sbagliando tutte le parole dopo *___*

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