Un trattore.

Quelli che prenotano per un giorno e arrivano una settimana prima per evitare il maltempo previsto per allora,

quelli che ti chiamano per sapere se hanno prenotato da te o dove altro perché non se lo ricordano più,

quelli che prenotano per due e arrivano in quattro,

quelli che vogliono tassativamente letti separati e poi in due ne usano uno solo,

quelli che sono celiaci, ma il tiramisù lo mangiano lo stesso,

quelli che tornano ubriachi dalle piste e non trovano più la porta dell’albergo,

quelli che prendono una multa sulle piste ma siccome era per la velocità vanno a pagarla dai vigili urbani,

quelli che dichiarano di avere un cagnolino di piccola taglia che tu ampiamente chiarisci di non poter accogliere, e allora arrivano con un alano,

quelli che noleggiano gli sci e poi te li lasciano da riconsegnare senza dirti dove li hanno presi,

quelli che qui è tutto caro e allora si portano da casa un letterale barile di birra e pretendono di posizionarlo sul tavolo della cena,

quelli che …

quelli che …

quelli che …

di quelli ne abbiamo abbastanza. Ne abbiamo scritto abbastanza, non ci stupisce più niente, eppure ugualmente ci aspettiamo di doverne vedere ancora tante!

Nel frattempo, e con la certezza di dover presto tornare sui nostri passi, oggi scriviamo d’altro.

Ieri sera ero assorta a sfogliare lentamente le pagine di una bella rivista.

Mi piacciono le riviste di arredamento, e mi piace l’arredamento country.

Sfogliare piano, nuova attività svuota cervello, un po’ per volta ti fa come cadere dentro alle immagini, e ti sembra di poterti guardare intorno, di poterti muovere e accostare una tenda, di poter annusare i fiori sul tavolino, ti sembra di poter sentire i rumori dal giardino che nella foto non c’è ma tu lo vedi. Ti sembra di stare come accoccolata sulla poltrona, e di sentire il trillo del forno: i biscotti sono da sfornare! Ti sembra di … trilla ancora, questo forno, eppure i biscotti sono ….

“Anna! C’è l’allarme anti incendio che suona a più non posso!”

Brusco risveglio.

La poltrona rientra nella pagina, i fiori si appiattiscono, scompare l’odore dei biscotti e … e anche il cicalino dell’allarme, che per fortuna la mia collega ha prontamente tacitato!

Devo ricordarmi di non cuocere biscotti, la prossima volta che entro in una pagina.

Una bella corsa giù per le scale toglie il torpore di dosso.

Che sarà stato?

Gli ospiti sono tranquilli al bar, nessuno corre, nessuno strilla, nessuno ha sentito niente.

Già bene.

Senza dare nell’occhio si gira un po’ per l’albergo, che è perfino quasi silenzioso. Niente di allarmante, se non ….

Una nube quadrata di fumo compatto esce dalla porta della cucina senza deformarsi, mentre lo Chef tossicchia.

Si agitano le braccia, ci si interroga senza chiedere niente.

“La griglia è andata. Brucia anziché cuocere!”

Il danno pare minore del previsto: non andiamo a fuoco.

Il danno è quello previsto: altra cosa che non credevo potesse succedere.

Il danno è maggiore del previsto: non so come rimediare.

“Tranquilla: sono tutte cotte. Adesso basta evitare cibi alla griglia per le prossime … otto settimane”.

Ne mancano solo otto?

“Non so, ma di questo passo io non ne reggo una in più!”

Ride.

Lo so che ne reggerebbe anche il doppio, ma non vorrei sfidare la sorte, e mi riprometto di risolvere in fretta.

Intanto basta una bella sventolata, e …

Cena servita.

Risalgo le scale senza troppa convinzione.

… e se nessuno fosse stato con l’orecchio a portata del cicalino?

Te lo immagini?

Suona l’allarme grande, che dà il segnale di evacuazione, e tutti fuori!

Poi arrivano i pompieri, e …. E li invitiamo a cena?

Va bene, me lo chiederò domani.

Intanto salgo, immaginando chissà quali scenari di fiamme e fuoco, e di coraggiosi salvataggi ma anche di scampato pericolo e falso allarme.

È la giornata della fantasia.

Mi addormento dopo un bel po’, con la mia bella rivista accanto, e sogno la neve che scende, e le strade che imbiancano.

Poi sogno un trattore che passa e ripassa davanti all’albergo.

Lo sento sferragliare ritmicamente, e percepisco come una specie di vibrazione.

Passa, ripassa ….

Brooom ….. Brooom …. Brooom … Brooom …

Ma che trattore è? Me lo chiedo e il suono rallenta, e poi si affievolisce, e svanisce del tutto quando apro un occhio.

Niente trattore che sferraglia.

Solo una dimostrazione empirica del significato letterale di “russare come un trattore”.

E un ricordo: anche a mia mamma faceva molto ridere quando si svegliava a causa del suo stesso russare …..

Effettivamente fa ridere.

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