Sshsshsshsshhsshshhsssshhhh …. Shshhhssssshhhssshhh … sshshhh … shhsss … sshssshss … sshhhhhsshhh …
Partire, ovunque io debba andare, oramai è una specie di tragedia.
Credo una parte importante del merito vada alle valigie. Si moltiplicano a ogni carico e scarico.
Oramai le odio.
sshhhhhsshhh …
Ho chiuso tutte le trentasei porte?
Ho sistemato i codici?
E inserito la modalità antigelo dappertutto?
E ho messo in sicurezza tutto?
sshhsshhhsshhh …
Vabbè … ultimo giro intorno a controllare i balconi, e via.
Acc … ci sono cose che devo fingere di non vedere …. Non inficiano la sicurezza, e sono risapute.
Partiamo.
sshhhhhsshhh … sshsshhh …
ma che rumore è?
Sembra una cosa che si sgonfia. Un palloncino, tipo.
sshhhhhsshhh …
se fosse una gomma bucata farebbe sto rumore? No, eh?, non credo proprio.
Riprendiamo il ripasso del “dovevo fare”:
dal commercialista sono andata, in banca pure, all’Ufficio Turistico anche.
Ho preso con me i documenti, e anche sshhhhhsshhh …
…. ma com’è che si sente sto rumore solo quando giro a sinistra?
Dai, sembra tutto a posto. Mi fermo, prendo un caffè, che tra una roba e l’altra è anche ora di pranzo, e poi vado.
Parcheggio, che dal martedì dopo Pasqua manco si paga, e vado.
Due passi, un tavolino al sole, proprio in faccia alle montagne e alla neve.
Bello, eppure non si smette di pensare ad altro.
Avrò sistemato tutto?
Chiuse le finestre, sistemata la caldaia, spento i frigoriferi ….
Ma che ansia!
Basta!
“Sì, grazie!” la cameriera mi ha portato un centrifugato con lo zenzero e un toast integrale con i cetriolini e lo speck.
Ma siamo sicuri che è quello che ho chiesto?
Io odio lo zenzero. E anche i cetriolini nel toast.
E volevo un caffè.
Mi guardo in giro un po’, e alla fine mi convinco: nessun errore. Ho chiesto queste robe, e queste mi hanno portato.
Lo zenzero e i cetriolini sono l’emblema stagionale: ti aspetti un caffè e arrivano loro. Mi mancavano proprio.
Va bene.
Mi ci vorrà qualche minuto in più rispetto al previsto.
Un caffè è un caffè …. Ma lo zenzero e i cetriolini ….
Vabbè …
Dai … anche i bidoni della spazzatura sono stati messi al loro posto …
Acc…. Cetriolini. Pensiamo a quelli, dai. Hic et nunc.
Si mangia piano, e ci si arrende anche allo zenzero.
Passa qualcuno che non avevo salutato “Ciao, eh? Buon riposo!”
Grazie, sì.
Grazie.
… buon riposo … vuol dire che ho davvero finito, allora. Per ora, almeno!
Che bello!
Vado a casa (a UNA casa, per ora).
La macchina è qui accanto.
Apro, e ….
MA CHE PUZZA È?
OCCHECCASPITA!
BLEEEAAAH!
Non riesco neanche a salire in macchina!
No. Qualcosa non funziona.
Ok. Intanto spalanco il baule, e le portiere come quando il mio vicino di casa usava lo stereo della macchina per ballare sull’aia. Spalanchiamo tutto, e … beh, no: se sono aperte le portiere, i finestrini sono superflui!
Osservo il baule pieno, senza toccare niente. L’opera di incastro non può essere minata giusto per curiosità.
Aspetto un pochino, poi con calma rifaccio il giro della macchina e mentre richiudo tutte le portiere ripenso ai pezzi del tetris.
Sotto ci sono le scatole piatte, e lo scatolone delle bottiglie e del cibo che non potevo lasciare. Poi ho caricato la valigia rosa, e il trolley del computer, e poi anche lo zaino e sotto c’è la borsina verde.
Chiudo il baule.
Due passi, e … la borsina verde?
Io non ho una borsina verde!
….. mah.
Risalgo in macchina e mentre esco dal parcheggio ….. sshhhhhsshhh …
Oh no!
sshhhhhsshhh …
Mi rifermo e scendo.
Apro il baule, di nuovo puzzolente, e mi risolvo a disfare l’incastro perfetto.
Alzo lo zaino, che evidentemente a ogni curva spostava un po’ il suo peso sulla sottostante Borsina Verde! E ….
Son stata brava: ci ho fatto stare proprio tutto, nel baule.
Ci ho fatto stare anche la borsina del rusco (che in italiano si dice “Spazzatura”) .
Spazzatura contenente una bomboletta di una specie di olio rancido che doveva servire per ammorbidire le serrature e … dicevamo che era vuota e infatti non funzionava, e invece …
Dicevamo anche che non sapevamo in quale bidone andasse differenziata ….
E allora, invece di differenziarla l’ho messa nel mio baule, con lo zaino che pigiava il tappo dello spray …..
Borsina verde bene oliata, macchina puzzolentissima …. E irrisolto il dubbio del dove la bomboletta vada differenziata.
…
risolvo, tranquilli.
Risolvo, e non vi dico come.
Dopo però devo lavarmi le mani.
Altro piccolo bar, meno pittoresco e panoramico.
Entro.
Mi lavo le mani, prendo un caffè consapevole, proprio così come l’ho chiesto.
Poi un profondo respiro, e riparto.
Chilometri di montagna coi finestrini spalancati.
Tutti quelli che riesco a fare prima che inizi a farmi male il collo.
….
Mi ci voleva, questo sshhhhhsshhh, per riprendere il controllo dei pensieri.
Ho preso un caffè perché volevo un caffè,
guido verso l’autostrada perché è di qua che voglio andare,
ho spento il telefono perché non voglio correre il rischio di dover rispondere a nessuno.
Probabilmente ho dimenticato di fare qualcosa, o di prenderlo con me, o di lasciarlo giù.
Pazienza.
Alla peggio avrà il sapore metaforico di un toast con i cetriolini e un centrifugato di qualcosa e zenzero.
Bleah …… ma non si muore!