Ma io non credevo che vi sareste preoccupati!
Non ho scritto per un po’ e avete pensato che i lupi mi avessero mangiata, vero?
Qualcuno me lo ha perfino proprio scritto.
Niente da fare, tranquilli. Non sono appetibile, per quelli: evidentemente sanno riconoscere le polpette avvelenate!
…
È che non sempre le cose che capitano meritano di essere condivise. A volte succedono cose che è meglio che restino lì dove sono, o altre che … fin che non si scrivono sembra quasi che non siano vere, quindi forse è meglio lasciarle solo per aria, invece che nelle parole! Eppure ne avrei di belle da raccontarvi, ma quando nevica alla fine di marzo anche le “di belle” diventano automaticamente delle belle valanghe, e si corre il rischio di restarci sotto.
Avete presente, no, quando i veneti dicono “el gh’è restà”? ecco, in quel senso, intendo.
Allora oggi scrivo per scrivere, per testimoniare che ancora non ghe son restà, e che sono certa che qualche giorno di sonno riconvertirebbe la valanga in innocui fiocchi senza peso.
Ah, no.
Non parliamo di peso. Non ancora.
Cosa posso raccontarvi?
Le vicende sono sempre le stesse: ospiti che arrivano pensando di avere prenotato da un’altra parte (e non sto a descrivere le facce, che quasi quasi dall’altra parte ce li mando pure!),
gente che di fronte alla scelta del menu chiede immancabilmente quello che non c’è (ma sti canederli …. Mannaggia ai canederli …. Ne dovrò tenere un po’ in congelatore …. E poi senza scongelarli glieli lancio in mezzo alla fronte …. Sti canederli del …. Congelatore!), gente che l’agenzia si sbaglia e mette in camera insieme due che manco si conoscono, e capita sempre con un uomo e una donna …. E quelli magari erano partiti con la moglie, o con i figli … che però l’agenzia ha mandato nell’albergo qui a fianco … e non ti dico che bellezza, l’attività di ricongiungimento familiare ….. “io ti mando il Signor Tale, e tu mi restituisci il marito di quella in camera con lei. Oppure, facciamo che ti mando la signora e tu … ma aspetta, tu che valigie hai? Spostiamo le valigie o spostiamo la gente? Ma no, io ho una che ha la valigia in comune con uno che hai tu! Come sarebbe, che non capisci? Sono sposati! Vivono nella stessa casa! Hanno fatto la valigia insieme, e adesso la valigia è qui, e loro sono uno per parte. Cosa gli diciamo, di lanciarsi il dentifricio dalla finestra?” …. Dentifricio, sì, mi sono limitata al dentifricio.
Scuoti la testa e pensi che però dicono sia già Pasqua, anche se tu quasi non te ne saresti accorta, senza quell’Uovo di Cioccolato che ti ha regalato Qualcuno (tutto meritatamente maiuscolo!).
La Pasqua una volta mi era un’altra cosa …. Accidenti …. (intercalare di controllata raffinatezza …., ma di scarsa efficacia espressiva, temo!)
E di Accidenti in Accidenti, e di respiro in respiro, fai luce sui pensieri ingrigiti da un faro che scopri spento, ma che forse funziona comandato da un interruttore fantasma, e ci sono temporizzatori nascosti in luoghi sempre più segreti e nascosti. E ci sono luoghi nascosti così ben nascosti che non sono neanche sulle mappe, e quadri elettrici come se piovessero: quadri elettrici sparsi ovunque, e organizzati come se fossimo alla NASA, e come se dovessimo comandare da venti postazioni diverse una centrale nucleare caduta in mano a terribili formiche ninja.
Pensieri.
Troppi pensieri.
Come quelli che ci vogliono per organizzare la stagione a venire (che per comunque debba venire, in ogni caso verrà, e quella è l’unica certezza).
Come quelli che servono per sganciarsi dal giudizio e dall’opinione degli altri e anche degli Altri. Sarò anche stanca, ma magari proprio rincoglionita forse ancora no, vero? (Acc… una parolaccia!) Ma magari ho motivazioni e obiettivi che non necessariamente devo spartire con il mondo, no?
Perché, il mondo con me cosa sparte?
…
è vero: le vicende sono proprio sempre le stesse, e i pensieri pure.
Potrei raccontarvi allora dei sentimenti. Può essere?
Dai, che facciamo una pagina di blog pubblicamente intima. Un’idiozia, insomma.
Facciamo che vi racconto come si sta.
Ieri nevicava a fiocchi grossi e fitti. In un attimo la giornata di incertezza meteorologica si trasforma in una decisa imbiancata.
Si sta in piedi accanto alla finestra, e la “Ooooh” che sarebbe dei bambini, diventa la finale di una parola corta e con due zeta. E gli occhi velati di stupore diventano velati di … lacrime di rabbia.
La neve a fine marzo fa venire la rabbia.
Poi c’è una giornata come oggi, che fa pensare a quel gioco che si faceva da bambine: Un Due Tre Stella! E se quando mi giro vedo che ti muovi in avanti, devi tornare dove eri prima.
Si guarda alla finestra, e ci si dice “dai, pare che la neve si stia sciogliendo!”. Ce lo si dice, ma è ancora tutto bianco.
Poi un giorno c’è un bel sole, e pare che le lingue di neve si ritirino davvero. “Stella!” ti ho vista che ti muovevi: devi tornare indietro! ….. e così rinevica!
Oggi non nevica, anche se il meteo ce la ripromette per domani. Si ritira e si riallarga, la neve, a seconda del fatto che tu ci faccia caso o no.
Le giornate di sole pallido e indeciso dopo una nevicatina serale fanno venire voglia di non badarci. Faccia quel che gli pare! Indifferenza e disinteresse.
Poi quando hai già inserito il countdown al numero degli ospiti che ancora ti mancano prima della ubriacatura conclusiva, ti chiama quel tale cui sai di non poter dire di no: vuole una camera da domenica a martedì. Forse ne vuole due. Forse viene con la sua compagna … o era l’amante? E nell’altra camera?
Ehm …. Chi l’ha detto che non gli si può dire di no?
“No, guarda: io non ho posto, ma se vuoi ti do il numero della vicina!”
Quelli che prenotano all’ultimo minuto, e proprio quando speravi di avere già chiuso ti provocano un senso di nausea e di disarmo. Alla vicina, invece, pure.
Poi cominci a fare la lista delle cose che servono per chiudere: un’infinità.
Cose da fare, gente da chiamare, procedure da mettere in atto, questioni da chiarire, piccole liti da risolvere (oppure qualcuno da mandare a quel paese definitivamente), progetti da mettere in ordine, fatiche oltre quelle che si vorrebbero affrontare …. la chiusura della stagione dà un incombente senso di pesantezza e di sfiancamento.
Poi passi davanti alla bilancia, e ti accorgi che era come ti aspettavi: una stagione pesa due chili. Una stagione sulle spalle ti fa pesare due chili in più.
Per fortuna che ci sono scarni fuori stagione nei quali cercare di compensare … perché altrimenti …. Questa è stata la mia quinta stagione … sarebbero 10 chili.
E qui si torna alla ragione per la quale i lupi non mi mangerebbero: dieci chili mi farebbero abbastanza polpetta, e i sentimenti mi farebbero evidentemente abbastanza velenosa.
Quindi state tranquilli: non mi sentirete per un po’, ma i lupi non le mangiano le polpette avvelenate!
PS: e poi chissà …. Esistono così tanti Altrove …
Rieccomi! Appena ho letto “uovo di cioccolato” mi è tornato in mente un aneddoto che raccontava spesso mia nonna.
Lei diceva che da bambina aspettava tutto l’anno che arrivasse il Natale, perché sapeva che per quella festa le sarebbe stato regalato un cioccolatino. Allora quel minuscolo pezzo di cioccolata era un lusso inimmaginabile, che ci si poteva permettere appunto soltanto una volta l’anno. Adesso invece, diceva mia nonna, se ho voglia di un po’ di cioccolata vado al supermercato e me ne compro una stecca larga così e spessa così per un euro e spiccioli.
Mia nonna ci faceva questo paragone per farci capire che adesso ogni giorno é festa, ogni giorno é Natale, perché ora possiamo permetterci di fare tutti i giorni delle cose che soltanto pochi anni fa erano delle comodità inaccessibili. E quindi finiamo per darle per scontate, non le apprezziamo nella giusta misura e non siamo mai contenti. Sei d’accordo?
"Mi piace""Mi piace"
Sono d’accordo, senza scomodare tua nonna io vedevo giocattoli solo a Santa Lucia, al compleanno magari vestiario o un paio di scarpe nuove, forse è per questo che oggi le accumulo…
Comunque la tua fatica si vede e si sente, non perché tu te ne lamenti, anzi sei sempre brava a ironizzare, ma non ti invidio di certo! Buona chiusura 🙂
"Mi piace""Mi piace"