Prepararsi o non prepararsi affatto.

Non c’è sempre un’occasione.

A volte si scrive anche senza il cliente che ti offre aneddoti come su un piatto d’argento, altre volte è meglio far finta di niente nonostante gli aneddoti.

Non si può scrivere di tutto.

A volte, anzi, è più probabile poter scrivere di niente, come oggi.

Oggi posso scrivere che ci si prepara, e nel prepararsi è implicito che il “che cosa” non sia ancora successo.

Ci si prepara al freddo siberiano.

Domani è prevista una temperatura fino a -26°.

Meno ventisei? Ma che roba è? Io sono uscita adesso, e camminando ho fatto una telefonata al mio papà. Non c’è tanto freddo, dicono, ma mi si è ghiacciata la mano. Davvero.

Bisognerebbe brevettare una cosa che tiene il telefono vicino all’orecchio consentendo allo stesso tempo di non ghiacciarsi la mano.

Ah, sì … Guanti. Credo che si chiamino guanti …. orca l’oca …..

Fa niente.

Arriverà il freddo siberiano, e io starò in “casa”.

Non ho bisogno di prepararmi: sono pronta.

 

Mi sono mezzo congelata scappando dall’albergo proprio oggi che fa quasi molto freddo e che per il ghiaccio si scivola (molto, senza il “quasi”), perché ci sono ragioni ed episodi dai quali stare un po’ alla larga.

Clienti per i quali ci si prepara alla partenza fin da prima ancora che arrivino.

Ci si prepara alla partenza sopportando gli olezzi di decine di scarpe lasciate in giro a caso.

Ovunque.

L’enigma è sempre lo stesso: ma quanti piedi hanno? Prepariamoci a raccogliere le scarpe residue in uno scatolone, quando saranno partiti.

Ci si prepara alla partenza rifornendo di birra il frigorifero fino quasi a farlo scoppiare. Prepariamoci a raccogliere tante lattine quante ce ne stanno in due giri alla discarica.

Ci si prepara alla partenza fingendo di non accorgersi che nella loro lingua consonantica ci etichettano con chissà quali epiteti. Prepariamoci a vederli salutare con la mano, pronunciando parole incomprensibili ma che suonano come tutt’altro che complimentose, con i loro denti stretti pur nel sorriso largo.

Prepariamoci a continuare a far finta di niente: questi non erano contenti già prima di arrivare. Sono della categoria di quelli che si lagnano a priori: li si vede dall’impeto con cui pretendono.

Per quelli che “Io Pago, e quindi faccio quel che mi pare” non ci si può preparare se non alla partenza, che inesorabilmente si avvicina, e arriverà presto.

Lo sanno pure loro, che alla fine vince chi resta in piedi. E loro si siederanno nel loro autobus, mentre io con un sorriso tutt’altro che ipocrita li saluterò stando in piedi sulla soglia, con il mio scatolone di scarpe di nessuno!

 

Sono scappata dall’albergo perché ho bisogno di non pensare che ci si prepara già alla stagione nuova.

Prima ancora che a chiudere quella corrente, perfino, si pensa a come e con chi si aprirà la stagione nuova. È una cosa che confonde, e che non lascia neanche sereni, temo.

È una specie di contorsionismo mentale, quello che impone di pensare contemporaneamente alle cose di adesso e anche a quelle di domani. E ci si sente come accompagnati dal rullio dei tamburi del circo, quando nel contorsionismo più estremo si cerca di mettere insieme pensieri che di “insieme” non hanno proprio niente.

Ci si prepara.

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Referenze per ex colleghi che cercano lavoro per l’estate: comunicate.

Scrupoli di coscienza per l’una e per l’altra cosa: profondissimamente presenti.

 

Ma no, non ci si può preparare a più cose contemporaneamente. Hic et nunc, predicano i saggi.

Allora ci si prepara solo alla cena, adesso. E ci si prepara ad accorgersi tra un po’ che un’altra Domenica è passata come un giorno qualunque.

Ci si prepara solo a quello …. E si cerca di non dire a nessuno che in realtà si tiene già pronta una lista spaventosa delle cose che dovranno essere fatte nelle prossime 5 settimane, prima di chiudere, e poi nelle 9 successive, prima di riaprire.

Triste, prematuro, contorto, da circo.

Hic et nunc, predicano i saggi, ma loro non ci hanno provato, a governare un albergo.

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