Lei esce tutti i giorni.
Mi fa un’invidia che non si può dire.
Tutti i giorni, bardata di tutto punto, lei si fa la sua bella camminata e io la invidio.
La invidio anche quando si veste guardando le previsioni meteo sul telefono, anziché guardando semplicemente dalla finestra, e così capita che la invidio anche quando esce vestita da circolo polare artico, a fronte di un misero “meno quattro”.
Ero sul punto di invidiarla anche ieri, quando il cielo che vedevo dalla finestra me ne ha dissuasa.
Blu scuro anche di mattina. Come se si preparasse un temporale, che d’inverno e in montagna …. ma anche no.
Guardavo fuori e mi stringevo un po’ nello scialle quando l’ho sentita arrivare.
Dà un’occhiata e sentenzia “Oggi ha una brutta cera!”
Eh, il tempo con una brutta cera, effettivamente non fa venire voglia di uscire, specie a quelli che non escono nemmeno se la cera è la migliore possibile.
Brutta cera … brutta cera …. Intanto sospendo precauzionalmente l’invidia, e poi ….
Ecco, cosa mi ricorda: mi ricorda l’idraulico, che a fine stagione mi ha salutata di corsa, dicendo che c’era “aria crùa”.
Credo che volesse dire la stessa cosa: non c’era da aspettarsi una giornata di sole.
Va bene, fa niente, tanto oggi per non uscire avevo anche pronto un bell’alibi. Devo fare una lavatrice.
Carico, avvio il programma, e mi siedo comoda in lavanderia, certa che qui nessuno mi cercherà. Ho scelto il programma che dura 59 minuti. Un’ora di tregua rasserena a volte perfino più di una passeggiata all’aria crùa.
Mi siedo, piedi appoggiati su un improvvisato sgabello, e via.
Non devo fare niente.
Possibilmente neanche pensare.
Possibilmente, soprattutto, neanche pensare a quello che ho da fare, a quello che resta indietro, a come si potrebbe fare meglio, al perché non …
!
perché l’idraulico non è ancora venuto?
Gli scarichi della cucina gocciolano a più non posso, il pelapatate non è ancora stato montato, il tubo della condensa è ghiacciato da giorni e giorni …. Perché non viene? Eppure l’ho chiamato. Con tono gentile e conciliante, poi con tono un po’ secco, e poi anche con un tono un po’ seccato. L’idraulico monopolizzatore non si è visto. Perché?
E il pane?
Perché cerco di comprare solo il pane che so va consumato, e invece riusciamo ad accumularne sacchi e sacchi di avanzi?
Perché compro meno pane di quel che credo vada bene, e comunque ne avanziamo?
Devo fare una prova, e oltre ai due pezzi di pane devo lasciare lì anche cinque pesci. Se si moltiplicano anche quelli ….
Vabbè, perché si accumula nella dispensa e non riesco a disfarmene?
Ah, no, questo lo so: resta lì perché non possiamo più darlo ai mufloni. I guardaboschi dicono che non dobbiamo incentivare gli animali a scendere verso le case. Massì, che stiano nel bosco, i caprioli, a cercare cibo sotto la neve alta, e a farsi anche mangiare dai lupi. Viva l’ecosistema, e viva anche lo spreco di pane.
Però almeno una risposta ce l’ho. Ho pane perché la forestale vuole che i lupi mangino i caprioli.
E la fresa? Perché ho comprato una fresa la settimana scorsa e già l’ho dovuta mandare in riparazione? Ci sta che dobbiamo imparare a usarla bene, e ci sta anche che invece abbiamo incidentalmente tranciato i cavi delle lucine di Natale. Che sia per quello? L’abbiamo maltrattata? E si è rotta così in fretta?
Ma dai, non ha senso!
E … e perché da che l’abbiamo comprata nevica poco poco poco? Che è comunque molto più di quello che nevicava lo scorso anno, e anche l’anno recedente, però …. Perché adesso che abbiamo la fresa (sempre ammesso che ce la riportino) ….?
E da quello al resto, il passo è breve: perché prenotano per due e arrivano in tre?
Perché dicono che arriveranno alle sei e alle dieci e mezza non sono ancora qui?
Perché forniscono un recapito telefonico al quale non risponde nessuno?
Perché indicano per il pagamento una carta di credito sulla quale non tengono il becco di un quattrino?
…
stai lì, coi piedi sullo sgabello, e ti chiedi, ti chiedi perfino perché ti chiedi tutte queste robe senza verso.
Stai lì con la testa piena di perché, e ti sovviene …
“Anna, è un dato di fatto – dice il Saggio locale – nel mondo ci sono più domande che risposte.
Devi accettare di porti domande alle quali non puoi rispondere, e se la cosa non ti fa stare bene, e hai bisogno di risposte per forza, allora devi costruirti una risposta che vada bene per più domande. Te la prepari, e la tiri fuori quando altre risposte non ci sono.”
Ehm …. Son perplessa, ma proviamo.
Suggerimenti adottabili:
- Perché succedono cose che lo impediscono.
- Perché la vedi dal punto di vista sbagliato.
- Perché non si può lasciarsi imbrigliare dagli schemi.
- Perché comunque sarebbe la stessa cosa.
- Ehm … temo che mi sarebbe utile qualche ulteriore suggerimento … ma …
…. Perché invece di restare coi piedi sullo sgabello finto, e gli occhi sull’oblò non sono uscita a fare due passi crùi nell’aria crùa?
La lavatrice sta finendo.
Non resta che stendere, e poi stendersi.
E chiudere gli occhi cercando di scacciare una versione di sé … effettivamente piuttosto crùa.
Cara Anna deduco che sia dura e non ti invidio malgrado gli spettacolari paesaggi che posti, verrà la primavera, è innegabile, e io ti aspetto per una pizza molto … lunga
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Quarantadue.
Douglas Adams ci insegna che la risposta alla vita, all’universo e a tutto quanto è 42.
Fattene una ragione.
Perché gli idraulici, quando li chiami, non vengono mai? 42.
Perché se prenotano per due arrivano in tre? 42.
Quanto fa due per cinque? 42.
Facile, no?
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ECCO! potevi dirmelo prima!
adesso avrò vita 42 volte più facile. sicuro!
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Tu non l’hai chiesto…
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è vero. forse temevo che mi rispondessi conil numero sbagliato!
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