Una Cinquantina, come direbbe Montalbano

Allora è proprio vero: domani compio 50 anni.

Credo che siano quasi due anni, che dico che ne ho 50: volevo abituarmici progressivamente, ma devo ammettere che non è servito a molto.

Cinquanta fa proprio effetto.

Razionalmente lo so che cambia poco, ma lo stesso sono 50. Tondi. E tanti.

Ancora in tempo per guardare avanti, per carità, ma sufficienti anche a guardarsi indietro, e a mettere in fila pensieri confusi di tristezza e delusione ma anche di assoluta speranza.

Non avrei immaginato di essere “qui”,

e forse non avrei voluto essere così.

Avrei scommesso che Qualcuno sarebbe stato ancora qui vicino, e non avrei mai immaginato che invece ci fosse Qualcun Altro.

Però in 50 anni capitano un sacco di cose, e altrettante sono quelle che si imparano.

Io ho imparato

che la Provvidenza c’è, per fortuna, sempre

che mi irritano quelli che mi parlano come se mi conoscessero meglio di come mi conosco io (e da 50 anni, pure)

che in genere non mi piacciono i massaggi: troppo invadenti

che tendenzialmente compro più libri di quanti mi riesca di leggerne

e più scarpe di quante ne potrei consumare se camminassi tutto il giorno, tutti i giorni, per il resto dei miei giorni

che mi piace cucinare solo se mi piacciono le persone che poi mangiano

che sono un tipo stanziale e i viaggi li farei davvero solo con la fantasia

che quando mi sembravo brutta in realtà ero molto più bella di adesso

che non mi piace che le persone cui voglio bene non lo sappiano

che il cibo che mi mancherebbe di più se scomparisse è la pizza, e che non sopporto le pizze mollicce

che quando mangio da sola devo far finta di avere qualcuno seduto davanti a me

che non mi piacciono le sedie poste in bell’ordine all’altro lato della scrivania da cui lavoro

che non sopporto i colori mal abbinati

che ho un sacco di difetti, primi tra tutti l’incapacità di perdonarmi e la pretesa di perfezione

che ho anche alcuni pregi, per esempio l’accortezza di comprare abiti elasticizzati, così quando ingrasso non mi arrabbio troppo

che le distanze non mi spaventano, a meno che non riguardino la mia famiglia

che non ho ancora capito dove ho radici, ma le vorrei in un posto con un prato e degli alberi

che ci sono tante cose che non so fare, per esempio i soufflé, ma chisseneimporta

che mi piace cambiare idea

che a 50 anni si può anche avere l’impressione di non essere arrivati da nessuna parte, perché la vita è fatta di tappe: si arriva e si riparte, sempre.

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