C’è un mucchio di gente che cerca lavoro.
C’è anche un mucchio di gente che offre lavoro.
E poi c’è un mucchio di gente che spiega agli uni come proporsi, e agli altri come selezionare e scegliere.
Non posso essere da meno, e vi racconto l’aspetto sconfortante di chi deve valutare, sperando di pescare nel mucchio la paglietta più lunga, o di avere l’illuminazione giusta mentre leggendo pagine e pagine di vite altrui cerca di riservare alla pagina giusta la chance giusta. È il matching, la cosa difficile, e un sacco di volte l’unica risposta giusta è “questo è meglio di no”.
Ho cercato personale lo scorso autunno, in vista della stagione invernale, e per un sacco di ragioni mi trovo oimè a cercare altro personale per la stagione estiva. Sicuramente la stagionalità frega un po’ perché se appena uno ci riesce, sceglie la relativa stabilità di un contratto più lungo. Oppure sceglie di dedicarsi a qualcosa di meno stressante, o anche solo di stare meno lontano da casa, o di condurre una vita un po’ meno minatoria per le relazioni di coppia.
Fatto sta che per quanto si cerchi di essere accoglienti, e di mettere a proprio agio i collaboratori, e di essere datori di lavoro giusti e corretti, il tournover è un gran brutto guaio.
Brutto, inevitabile, ma per fortuna non inaffrontabile.
Una volta ben meditato sul chi e cosa cercare, si scelgono i canali della comunicazione: una volta quelli formali dell’Agenzia per il Lavoro, un’altra volta quelli informali delle pagine Facebook nate apposta per lo scopo, un’altra volta quelli ancor più informali delle relazioni personali e del passaparola.
Bisogna dire bene quello che si cerca: che tipo di persona, per quale mansione, con quali caratteristiche necessarie. Poi si getta il sasso nello stagno, e si aspetta sulla riva. Poco. Si aspetta poco.
E poi cominciano ad arrivare le candidature.
Un primo errore mi infastidisce molto: se c’è scritto di inviare il CV via mail, perché mi telefoni?
Signora, state cercando?
Cosa? Funghi?
Mi hanno detto che cercate. Posso venire a presentarmi?
Mi mandi prima il suo curriculum.
Eh … non ce l’ho. Mia figlia non me lo ha mandato. Il cane se l’è mangiato. Non so dove l’ho messo. Glielo spiego a voce, che tanto me lo ricordo …..
Ma anche no. Se ti dico di mandarmelo, mandamelo. E basta.
Comunque … dopo faticosissima mediazione, arrivano!
L’ultima volta ne ho letti 380: un’esperienza istruttiva, dalla quale ho stabilito che si possono fare dei CV che arrivano, 4 mucchietti separati:
Primo mucchietto: quelli che probabilmente l’hanno spedito per errore.
Cerchi una segretaria e ti scrivono che “nella mia carriera di Veterinario ho saputo sempre riconoscere il momento in cui poter dire ai padroni che gli animali sono obesi perché lo sono anche i loro proprietari”
Oppure ti scrivono in una lingua che non ti è dato di poter in alcun modo tradurre, o ti mandano un CV scritto a mano in una grafia illeggibile (e tu non stai cercando un medico!) Chissà perché lo hanno inviato! E chissà come farò a tener fede al mio intento di rispondere comunque a tutti …
Secondo mucchietto: quelli che fanno venire da piangere: “Sono un giovane itagliano di 45 anni, sono di bell’aspetto anche se non sono ancora fidanzato, e non so fare nessun lavoro ma imparisco facilmente tutto.” …. Da piangere.
“Sono un ragazzo di sesso maschile, ma per me non è un problema se cercate una ragazza” …. In che senso? …. Piangere anche qua.
“So che cercate una segretaria, mentre io sono una parrucchiera, ma mia mamma che adesso è in pensione era una segretaria, e ha detto che non è niente di difficile e lo potrei fare anche io.” …. Piangere due volte (una anche per la mamma).
Per fortuna c’è anche il terzo mucchietto: quelli che fanno venire da ridere: “ho esperienza nel lavoro che offrite perché l’ho fatto per tanti anni nel ristorante di mio zio a Nuoro. Non sono disponibile al trasferimento.” E cosa fai, il cuoco per corrispondenza?
“Sono solare e divertente, lavorerò volentieri in montagna perché il mio obiettivo è di imparare a sciare.” AHAHAHAHAHAHAHAH! E QUANDO IMPARERESTI, CHE QUI NON C’è TEMPO NEANCHE PER RESPIRARE?
“sto imparando italiano, e sono adatto a quello che cercate perché sono un pistolero cecchino dell’esercito dei Balcani e la pressione non mi preoccupa”. A me invece sì, che preoccupa … anzi … questo Cv forse lo metto nella pila di quelli papabili: un pistolero cecchino a volte servirebbe proprio, specie a fine stagione …. Ok. Questo è papabile!
Spostato di diritto nel quarto mucchietto: quelli che per fortuna si possono valutare.: chiari, sintetici, pertinenti, e referenziati. Cecchino compreso, però … chi è che devo chiamare per le referenze?
Effettivamente, pacchetto numero 4 in mano, bisogna passare alla saga della verifica delle referenze, senza dimenticare che se un albergatore formula referenze positive, forse lo fa per convincerti a prendere qualcuno così almeno se lo toglie dai piedi. E se invece le referenze non sono positive, magari è solo per “non farselo scappare” ….
E tu rimani lì, circondata da mucchietti senza senso di CV senza futuro, a chiederti se di chicchessia ti hanno parlato bene perché non vale una cicca, o te ne hanno detto peste e corna perché è troppo bravo per farselo scappare.
…
Non servono a niente, le referenze.
Forse non servono a niente neanche i CV.
Se fossi a Vicenza andrei a mettere un cero a Monteberico e confiderei esplicitamente nella Provvidenza. Quella sì, che parla chiaro.
le famose referenze:
“in una stagione che è stato qua non ha imparato a tagliare un cetriolo per il suo verso. O togli i cetrioli dal menu, oppure prendi qualcun altro”.
chiaro, no?
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